Per lo studioso
 

Questa fiaba pugliese sembra una versione “al maschile” del tipo 480 della classificazione Aarne-Thompson (la filatrice presso il pozzo). Vi compaiono inoltre il motivo Q2 dell’indice dei motivi del Thompson (il cortese e lo scortese), il motivo N471 (il compagno invidioso tenta di procurarsi la stessa fortuna dell’eroe), il motivo B350 (animali riconoscenti), il motivo B391 (animali riconoscenti per il cibo), il motivo B422 (il gatto soccorrevole), il motivo B583 (l’animale dà un tesoro all’uomo).

 

 


Per il letterato

Abbiamo parlato di una versione “al maschile” della fiaba classica, perché di solito questo tipo narrativo vede il contrasto fra due sorelle, o sorellastre, mentre nella fiaba pugliese a comportarsi diversamente nei confronti dei gatti, in modo tale che l’uno viene compensato mentre l’altro viene punito, sono due fratelli. Lo schema tipico della fiaba è quello di “Frau Holle”, la storia compresa nella raccolta dei fratelli Grimm: la figlia più giovane, disprezzata e maltrattata, siede a filare vicino a un pozzo, quando un fuso le cade nell’acqua. Scesa nel pozzo per recuperare il fuso, si ritrova nel mondo sotterraneo, dove si dimostra cortese nei confronti di una serie di animali (o oggetti). Incontra una strega, che le assegna una serie di compiti, nella quale viene aiutata dagli animali nei confronti dei quali si era dimostrata gentile. Alla fine la strega le regala uno scrigno d’oro e le consente di tornare a casa. La sorella invidiosa vuole imitarla, ma si dimostra maleducata nei confronti degli animali, i quali fanno sì che alla fine, invece dello scrigno pieno d’oro, scelga uno scrigno pieno di fuoco. Questo stesso tema del contrasto fra la sorella cortese e la sorella villana e dei doni degli esseri incantati si trova all’inizio della fiaba della sposa sostituita (tipo 403), in cui, però, funge solo da introduzione. Nel tipo in esame, invece, le diverse azioni delle due protagoniste (o dei due protagonisti, come nel caso della variante pugliese) e la diversa ricompensa ricevuta dagli esseri incantati rappresentano il fulcro dell’intera storia.

Due fanciulle che si comportano in maniera differente nei confronti di creature magiche o soprannaturali, ricevendo l’una una benedizione e l’altra una maledizione, si trovano anche in due racconti del Pentamerone: “Le tre fate” (III, 10) e “Le due pizzelle” (IV, 7). Entrambi i racconti, però, si sviluppano successivamente secondo lo schema della sostituzione della sposa bella con quella brutta. La fiaba è stata poi rielaborata letterariamente da Perrault. C’è da precisare che ogni autore che l’ha trattata ha aggiunto o sostituito qualche particolare alle cortesie usate dalla fanciulla nei confronti degli esseri magici oppure ai doni concessi da questi alla fanciulla (come pure alle punizioni inflitte all’avversaria villana). Da variante a variante e da narrazione a narrazione, la fiaba è stata modificata, acquisendo qualche nuovo particolare e arricchendosi nei dettagli.

Per il folklorista

La fiaba è uno dei racconti orali più diffusi e fortunati, e si può ben affermare che la sua distribuzione copre tutto il mondo. È registrata, infatti, in quasi tutte le raccolte dell’Europa, dell’Asia meridionale e orientale, dell’Africa settentrionale e centrale, dell’America del Nord e del Sud. È stata raccolta presso tre tribù di nativi nordamericani molto distanti fra loro, ed è presente nel folclore francese della Guiana, nella tradizione spagnola del Perù e nella novellistica portoghese del Brasile. Un’analisi approfondita e dettagliata della distribuzione di questo tipo narrativo è stata effettuata nella tesi di laurea presentata da Warren E. Roberts all’Università di Bloomington (Indiana): si veda l’estratto riassuntivo di questa tesi pubblicato come The special forms of Aarne-Thompson type 480 and their distribution, in “Fabula” (I, 1957, pp. 85-102). È interessante notare come, in diverse regioni italiane (per esempio in Toscana, in Umbria, in Campania e in altre ancora), nella storia delle due sorelle appaia (in luogo della classica strega) una comunità di gatti, ai quali viene assegnata la funzione di “aiutanti magici”, che concedono i doni incantati alla sorella gentile e infliggono la punizione alla sorella maleducata: per questo, frequentemente, la storia è conosciuta anche come “novella dei gatti”. Un particolare che supporta e conferma l’attribuzione di questa versione pugliese al tipo 480, nonostante che (come osservato all’inizio) vi compaiano due fratelli invece di due sorelle.

 

 

 

 

 

          
Per il bibliografo

Compare nelle seguenti raccolte:

  • J. & W. GRIMM, Kinder- und Hausmärchen, Leipzig, 1856, libro I, n. 24.

  • I. CALVINO, Fiabe italiane, Torino, 1956, nn. 95, 129.

  • S. LA SORSA, Tradizioni Popolari Pugliesi, Bari Roma, 1928, parte III, n. 24, parte V, n. 27.

  • D. COMPARETTI, Novelline popolari italiane, vol. I, Torino, 1875, n. 31.

  • V. IMBRIANI, La Novellaja Fiorentina, Livorno, 1877, nn. 13, 14, p. 190.

  • A. TIRABOSCHI, Sei quadernetti manoscritti di fiabe in dialetto bergamasco, Biblioteca Civica, Bergamo, “La bela i la bröta”

  • D. G. BERNONI, Fiabe e novelle popolari veneziane, Venezia, 1873, n. 19.

  • L. GORTANI, Tradizioni popolari friulane, vol. I, Udine, 1904. p. 104

  • D. ZORZUT, Sot la nape… (I racconti del popolo friulano), Udine, vol. II, 1925, p. 97, vol. III, 1927, p. 24.

  • CH. SCHNELLER, Märchen und Sagen aus Wälschtyrol, Innsbruck, 1867, nn. 7, 8.

  • N. BOLOGNINI, Fiabe e Leggende della Valle di Rendena nel Trentino, estr. dall’”Annuario” della Società degli alpinisti tridentini, Rovereto, 1881, n. 2.

  • R. FORSTER, Fiabe popolari dalmate, “Archivio per lo studio delle tradizioni popolari”, X, Palermo, 1891, n. 5.

  • C. CORONEDI-BERTI, Al sgugiol di ragazù, Bologna, 1883, n. 9.

  • A. DE GUBERNATIS, Le tradizioni popolari di S. Stefano di Calcinaia, Roma, 1894, n. 1.

  • F. CORAZZINI, I componimenti minori della letteratura popolare italiana nei principali dialetti, Benevento, 1877, p. 409.

  • G. PITRE’, Novelle popolari toscane, parte II, Roma, 1941, n. 21.

  • G. FINAMORE, Tradizioni popolari abruzzesi, vol. I, Novelle, Lanciano, 1882-85, n. 48

  • A. DE NINO, Usi e costumi abruzzesi, vol. III: Fiabe, Firenze, 1883, n. 18.

  • L. DI FRANCIA, Fiabe e novelle calabresi, Torino, “Pallante”, fasc. 3-4, dic. 1929, fasc. 7-8, ott. 1931, n. 13.

  • P. E. GUARNERIO, Primo saggio di novelle popolari sarde, “Archivio per lo studio delle tradizioni popolari”, II, 1883, III, 1884, n. 3.

  • P. PELLIZZARI, Fiabe e canzoni popolari del contado di Maglie in Terra d’Otranto, fasc. I, Maglie, 1881, p. 37

  • C. FARINETTI, Vita e pensiero del Piemonte, in “Canti, novelle e tradizioni delle regioni d’Italia, Milano, s.d., n. 2.

  • G. NERUCCI, Sessanta novelle popolari montalesi, Firenze, 1880, n. 4.

  • C. MARZOCCHI, 130 novelline senesi, in Manoscritto 57 del Museo di arti e tradizioni popolari, Roma, n. 4.

  • A. D’AMATO, Cunti irpini, Manoscritto del Museo Pitrè, Palermo, 7

  • R. LOMBARDI SATRIANI, Racconti popolari calabresi, Napoli, 1953, vol. I, n. 8.

  • L. GONZENBACH, Sichilianische Märchen, Leipzig, 1870, 2 voll., nn. 32, 34.

  • G. PITRE’, Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani, Palermo, 1875, 4 voll., II, nn. 59, 62, 63.

  • G. PITRE’, Nuovo Saggio di Fiabe e Novelle popolari siciliane, estr. dalla “Rivista di Filologia romanza”, vol. I, fasc. II e III, Imola, 1873, n. 7.

  • G: DONATI, La novellina dei gatti nell’Umbria, Perugia, 1887.

  • A. CAPOZZI - M. SCELSA, Fiabe raccolte a Borgo tre Croci, San Severo 1988.

  • L. TAGLIALATELA, in “Giambattista Basile”, a. II (1884), n. 7, pp. 54-55.

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