Una
volta una civetta seminò con la comare volpe un tomolo di biada. Quando giunse
il tempo della trebbia, la volpe, maliziosa, disse alla compagna: "Comare,
dividiamoci il raccolto da buone amiche e facciamo così: la biada a me, e la
paglia a te".
Ma la civetta che aveva capito l'inganno della volpe, non accettò: "Allora facciamo così - propose l'astuta - la paglia a te e la biada a me". Quella non sapendosi decidere, andò dal cane per chiedergli un consiglio. Egli rispose: "Comare civetta, non ti fidare di quella imbrogliona, perché pretende la parte migliore; sentimi: io mi nascondo, e quando state trebbiando, mi getto sulla volpe, me la mangio e in tal modo tu diventi padrona della biada e della paglia". Così fecero. Ma la volpe appena vide il cane, cominciò a fuggire come il vento; però la coda molto lunga non le permetteva di scappare con facilità; tuttavia inseguita dal cane arrivò alla sua tana, e cominciò a dire: "Siate benedette, o mie amiche, che m'avete aiutato; ma tu esci fuori, brutta coda, perché mi hai ostacolato nella fuga". Nel dire così mise fuori dalla porta un po' di coda, e ripetette diverse volte questa operazione. Il cane, che era già arrivato, quand'ella aveva messo fuori un bel pezzo di coda, l'azzannò, e tiratala a viva forza se la mangiò. Così compare cane ebbe la volpe, ed a comare civetta spettò la biada e la paglia. Essi rimasero felici e contenti, Ed io che te la narro, non seppi più niente. |