Un mese di luglio fecero conoscenza una cicala e una formica. La cicala disse alla compagna: "Ora me ne vado sugli alberi, e mi metto a cantare perché la stagione è bella e mi voglio divagare". Disse la formica che era giudiziosa: "Ora me ne vado per i campi a lavorare, per farmi la provvista per l'inverno". Ed ognuno se ne andò per i fatti suoi. La cicala dalla mattina alla sera cantava e cantava, mentre la piccola formica correva di qua e di là per trovare chicchi di grano, d'avena, o molliche di pane, che con stenti trascinava nella sua buca. Non si dava pace tutto il giorno senza perder tempo e senza pensare a divertimenti, e lavorava per trovarsi bene nella brutta stagione. Quando arrivò il mese di gennaio, la formica, che aveva lavorato tanto nell'estate, si riposò, e senza soffrire il freddo, né la fame, se ne andò nella buca, e se ne stette contenta e felice a godere il frutto delle fatiche passate al tempo buono. La cicala, che non aveva pensato all'inverno, si trovò senza provviste, e morta di freddo, e, non sapendo come fare per sfamarsi, si avvicinò alla compagna per chiedere in prestito un po' di grano. Le disse la formica: "Ora ti ricordi di me? E quando andavi cantando e divertendoti, mi venisti ad aiutare nella fatica?" "No" - rispose la cicala. "Ebbene!" - soggiunse l'altra - "se allora non ti piacque di lavorare, ora ti deve piacere di soffrire. Impara per un altro anno e metti giudizio. Quando il tempo è propizio, si lavora per trovarsi la provvista per la brutta stagione. |