Cera una volta una formica, assai timorata di Dio, tanto che andava sempre in chiesa. Ed è proprio in quella chiesa che comincia la nostra storia: in mezzo ai banchi, tra una preghiera e laltra, quando il suo sguardo cadde su una moneta da due soldi. La raccolse e, senza far vedere a nessuno la sua contentezza, uscì svelta svelta dalla chiesa. Già si mangiava il cervello alla ricerca della migliore maniera per investire il capitale. - Vado - andava pensando - Vado al mercato e mi compro unarancia , ma se compro larancia devo buttare la buccia nonnonnò, mica mi conviene, che mica. Vado al mercato e mi compro una pesata di grano , ma se compro il grano devo buttare nonnonnò, mica mi conviene, che mica. Vado al mercato e mi compro una mela , ma se compro la mela devo buttare , nonnonnò, mica mi conviene, che mica. Vado al mercato e mi compro una pera , ma se compro la pera Vado al mercato No! Compro le noci? No! Vado al mercato Compro le mandorle! I fichi i pomodori una zucca Nonnonnò! Vado al mercato e mi compro mi compro sì, ecco, mi compro un nastrino e mi metto alla finestra! E proprio così fece: andò al mercato, comprò il nastrino, sinfiocchettò la testa e, fattasi bella, si mostrò affacciata alla finestra. Il primo a passare di lì fu un ciuccio. - Commara formichina, mi vuoi per sposo a me? - Sì - disse la formichina - però mi devi far sentire come fai la notte!" - Ih Oh, Ih Oh, Ih Oh! - fece il ciuccio. - No no no no, proprio non fai per me. - sentenziò formichina. Ed il ciuccio se ne andò. Subito dopo passò di lì un cane. - Commara formichina, mi vuoi per sposo a me? - Sì - disse la formichina - però mi devi far sentire come fai la notte! - Uò, uò uò! - fece il cane. - No no no no, proprio non fai per me. - sentenziò formichina. Ed il cane se ne andò. Passò quindi un gatto. - Commara formichina, mi vuoi per sposo a me? - Sì - disse la formichina - però mi devi far sentire come fai la notte! - Miao miao miao! - fece il gatto. - No no no no, proprio non fai per me. - sentenziò formichina. Ed il gatto se ne andò. Allora passò un sorcio. - Commara formichina, mi vuoi per sposo a me? - Sì - disse la formichina - però mi devi far sentire come fai la notte! - Gi gì, gi gì, gi gì! - fece il sorcio. - Sì sì sì, tu sì che fai per me. - gridò formichina. E subito subito quello salì per le scale, entrò, e si presero. Ma , a dispetto di tanto amore, il tempo trascorreva e trascorse, fino a che un giorno, un bel giorno, un brutto giorno, le scorte in cucina finirono e la formichina dovette uscire di casa in cerca del mangiare. Prima di uscire, però, mise sul fuoco una pignatta con dentro un sughetto e, dopo le solite raccomandazioni: "Gira il sugo, ché non si deve attaccare; non aprire a nessuno; sta attento, eccetera eccetera", uscì di casa. Dapprima il sorcio badò a rigovernare la casa, e poi andò a rimescolare il sugo con il cucchiaio di legno. Salì sulla sedia, scoperchiò la pignatta, saffacciò per fare quello che doveva fare. Ma , trattandosi di un brutto giorno, il destino volle che: il berretto gli cade nel sugo; tenta di riprendere il berretto; scivola e e e patapumft nel sugo; perde berretto amore vita e tutto. Quando la formichina tornò e bussò alla porta, secondo gli accordi, nessuno veniva ad aprire. Tupp tupp e tupp tupp: manco per sogno. Allora, con lagitazione dentro il cuore, si fece aiutare a sfondare la porta; così finalmente potette entrare. E chiama di qua, e gira di là, del sorcio nessuna traccia. Disperata, la formichina saffannava alla ricerca del suo sposo. Cercò dappertutto, ma senza conclusione. Quando poi pensò di prepararsi da mangiare e si versò il sugo nel piatto fumante Madonnaaaaaaaaa!!!!! Piangeva. Pianse. Pianse. Come piange la triste formichina dalla triste storia! E così vive infelice e scontenta! |