Cera una volta un marito e una moglie che avevano
dei figli tra i quali c'era una ragazza che non sapeva fare niente. Questa ragazza voleva
sposarsi, ma la madre le diceva:
- Come puoi pensare al matrimonio, se non sai fare niente?
Un giorno un giovane la vide, le si avvicinò e le
disse:
- Io ti voglio.
- Va bene, ma devi venire a parlare con mamma e tatà (papà).
- D'accordo, vengo.
I due giovani andarono a casa della ragazza, che lo
presentò ai genitori.
La mamma le rispose:
- Tu non sai fare niente! Glielo hai detto che non sai né cucinare,
né spazzare, né fare altro?
- Se è solo per questo, ci penso io, la sposo lo stesso - intervenne
il giovane.
- Se proprio la vuoi
io ti ho avvertito.
Così i due giovani si sposarono e andarono ad
abitare nella loro casa.
Il ragazzo andava a lavorare la mattina presto e
ritornava la sera. La ragazza, invece, restava a letto tutto il giorno.
Passò il tempo e la ragazza continuava a restare a
letto.
Il giovane un giorno prese la pelle di un animale,
l'attaccò al muro e la mattina, prima di uscire le disse:
- Pelle-pelle, io me ne vado, scendi e vai a fare i lavori di casa,
prepara da mangiare e pulisci la casa.
La ragazza, che continuava a restare a letto, si
meravigliò e pensò:
- Mio marito è andato a lavorare, ma la pelle non scende per fare i
servizi. Io non li so fare.
Poi rivolgendosi alla pelle disse:
- Pelle-pelle, scendi, vieni a cucinare, che mio marito non mangia da
diversi giorni.
Quando il marito rientrò trovò la porta chiusa,
la moglie a letto e disse:
- Ma qua non si mangia? Pelle-pelle, vuoi scendere? Vuoi capire che
devi lavorare?
La moglie gli disse:
- Gliel'ho detto anch'io di scendere, lei non vuole capire, come
dobbiamo fare?
- Vieni qui, scendi dal letto, metti la pelle sulle spalle e vediamo
se ora capisce - disse il marito.
Così fece, poi prese un nerbo di bue dal muro e
cominciò a picchiare dicendo:
- Pelle-pelle, tu non vuoi lavorare e io ti picchio.
La moglie, con la pelle sulle spalle, si lamentava:
- Ma tu non picchi la pelle, picchi me. Ora mi ammazzi di botte,
fermati.
- Stai ferma, altrimenti la pelle non impara - continuò il marito
incurante dei lamenti della moglie. Alla fine le tolse la pelle di dosso e la poveretta
ritornò a letto dolorante e piangente.
Intanto il marito rivolto alla pelle disse:
- Pelle-pelle, io ti rimetto a posto, ma se domani non trovo tutto in
ordine, ti ammazzo di botte, più di oggi.
Il giorno dopo il giovane prima di andare a
lavorare ricordò alla pelle:
- Pelle-pelle, scendi e fai i servizi, altrimenti quando torno saranno
botte.
La moglie dal letto si lamentava e diceva:
- Pelle-pelle non lavora, ma le botte le prendo io. - Ma per tutta la
giornata non si mosse; aspettava che la pelle si mettesse all'opera.
- Quando la sera il marito ritornò dal lavoro, tutto era come prima.
Richiamò la moglie, le rimise la pelle sulle spalle e ricominciò a picchiarla. La
ragazza si lamentava, ma il marito, incurante delle proteste, continuava.
Il mattino dopo il marito ordinò a Pelle-pelle di
preparargli il sugo, che al ritorno dal lavoro voleva mangiare. La ragazza, quando il
marito uscì di casa si avvicinò a Pelle-pelle e le disse:
- Pelle-pelle, ti prego, scendi, altrimenti questa sera saranno ancora
botte e le prendo io.
Accanto ai due giovani abitava una donna anziana.
La ragazza, malconcia, col fazzoletto legato in testa, andò a chiedere consiglio alla
vicina:
- Come si prepara il sugo? Mio marito se non trova pronto uccide di
botte me e Pelle-pelle che non vuol lavorare.
- Figlia mia, sei tu che devi fare i lavori! Come può una pelle
lavorare?
Così le mostrò come si preparava il sugo e come
si riordinava la casa.
Quando arrivò il marito, sentì l'odore del sugo e
disse:
- Brava, Pelle-pelle, hai finalmente capito quel che devi fare.
- Non è stata la pelle a preparare, ma io - disse la giovane sposa.
E il marito:
- E non lo sapevi che eri tu che dovevi lavorare e non la pelle?
Da quel giorno la ragazza divenne una brava donna
di casa.